Turi Simeti (1929 2021). Nasce ad Alcamo, si trasferisce a Roma nel 1958 dove avvia i contatti con il mondo dell’arte e conosce, tra gli altri, l’artista Alberto Burri. Nel 1963 prende parte alla “Rassegna Arti Figurative di Roma e del Lazio”, al Premio Termoli e alla mostra “Arte Visuale” presso Palazzo Strozzi a Firenze. Nel 1965, trasferitosi a Milano, realizza la sua prima personale nella Galerie Wulfengasse di Klagenfurt. Tra il 1966 e il 1969, invitato come Artist in Residence dalla Fairleigh Dickinson University, si trattiene a New York, dove allestisce uno studio e realizza numerose opere all’interno della poetica rigorosa che è andato definendo. Esposto in svariate gallerie italiane (Il Chiodo a Palermo, Giraldi a Livorno, Stefanoni a Lecco), il lavoro di Simeti riceve interesse in Svizzera e in Germania, dove la sua fortuna andrà crescendo negli anni (nel 1971 espone nella prestigiosa Galerie M di Bochum, da Loehr a Frankfurt, nella galleria Bettina a Zürich). Negli anni settanta, l’opera di Simeti si configura come una ricerca consequenziale, nel passaggio da opere singole a dittici e polittici e con la sperimentazione di formati e sagome differenti, che raggiungeranno effetti di maggiore complessità spaziale nel corso degli anni Ottanta. Nel 1980, la Pinacoteca Comunale di Macerata ospita una mostra personale, nello stesso anno inizia a lavorare in un suo nuovo studio a Rio de Janeiro, città in cui trascorre i periodi invernali e dove, negli anni successivi espone ricevendo importanti consensi. Nel 1981, dopo aver collocato una scultura a Gibellina, espone sempre in Sicilia alla Galleria Pagano di Bagheria, presso l’Opera Universitaria di Palermo; nel 1982 tiene una personale nello Studio Grossetti di Milano.
Negli anni seguenti le sue opere vengono esposte all’estero, in giro per tutto il mondo; nel 1989 torna ad esporre in Italia con una personale allestita nella Galleria Vismara di Milano. Nel 1991, presentato in catalogo da Elena Pontiggia, espone un’ampia selezione di lavori al Museo Civico di Gibellina. Nel corso degli anni Novanta, oltre a personali di opere recenti a Rio de Janeiro, Biberach, Kaiserslautern, Milano (galleria Vinciana), Bolzano e Trapani, altre retrospettive hanno luogo nel 1996 nel Kunstverein di Ludwigsburg e a Erice. La sua opera va configurandosi attraverso la moltiplicazione e la dispersione degli elementi volumetrici aggettanti ovali nella superficie, con una colorazione più intensa e diversificata, recuperando valori di relazione architettonica sempre più evidenti. Nel 1998 tiene una personale alla Galerie Kain di Basilea, seguita l’anno successivo dalla partecipazione all’esposizione “Arte in Italia negli anni 70” presso La Salerniana di Erice. Tra il 2002 e il 2003 numerose mostre sono allestite in Italia e all’estero, tra cui la Fondazione Mudima, Milano, la Galleria Rino Costa, Casale Monferrato, la Galleria Bergamo, Bergamo, la Galleria Maier, Kitzbühel, Galerie Wack, Kaiserslautern, Immoblilia, Verona, la Galleria Giraldi, Livorno, Artesilva, Seregno, Carte d’arte Mostre, Catania. Nel 2004 le opere di Simeti sono esposte presso la Galleria Poleschi di Milano con una presentazione di Luca Beatrice.
Tra le numerose mostre di quel periodo si segnalano: le esposizioni personali alla GlobArt Gallery di Acqui Terme nel 2007 presentata da Paolo Campiglio, le mostre organizzate nel palazzo dello “Spazio Satura” a Genova e l’esposizione nel 2009 alla Maretti Arte di Montecarlo. Sempre nel 2009 un’installazione di grandi operi bianche nel studio d’arte contemporanea Pino Casagrande a Roma; e nell’agosto del 2010, una grande personale antologica ad Alcamo sua città natale, presentata in catalogo da Bruno Corà. Nel 2012 la galleria Artesilva propone una nuova esposizione di opere recenti, con catalogo curato da Matteo Galbiati. Nel 2019 alcune delle sue opere più rappresentative con la cifra stilistica per eccellenza, l’ovale, saranno donate al MACA (Museo di arte Contemporanea di Alcamo); a novembre dello stesso anno, sarà collocato l’Ovale marmo perlato su panorama, un grande monolite ovale in marmo perlato che comunica l’assolutezza della forma di fronte alla profondità del paesaggio e all’infinita profondità dell’esistenza. Piazza Bagolino, l’area prescelta per la collocazione dell’opera, è l’area cittadina che non ha subito la pressione delle espansioni recenti, lasciando riconoscibili i bastioni delle mura e il fronte urbano. Un luogo che meglio rappresenta la condizione di limite e di soglia urbana, una volta estremo baluardo di difesa della città, oggi una terrazza sul mondo, attraverso un panorama di infinita bellezza, l’opera artistica di Turi Simeti interagisce con lo spazio e con il luogo.