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Ferdinando Di Nucci

“…a nudo” Nori Zandomenego

Come promesso nel titolo Fernando Di Nucci in questa mostra si mette a nudo. L’artista mette a nudo se stesso e la propria anima, ma non solo, smaschera e denuda l’umanità intera. In queste 31 tele di medio e grande formato Fernando riesce a compiere questa operazione attraverso figure femminili e maschili svestite, spoglie, indifese, ma lo fa anche attraverso temi e racconti differenti.

Sono quadri materici, a volte la predominante cromatica è forte, altre volte il colore è tenue, ma su ogni tela dei pesanti segni neri disegnano le sagome delle figure. I personaggi dei suoi quadri si caratterizzano per i loro attributi sessuali, le figure sono quasi tutte nude e glabre, la muscolatura e la rotondità sono sempre definite in maniera marcata. I volti non hanno o quasi definizione, gli occhi sono quasi sempre privi di pupille e spesso un naso importante da solo basta a mettere a fuoco il viso. Altra caratteristica di questi personaggi è che ciascuna figura si tocca e si fonde con le altre e nel fondersi spesso la pittura di Di Nucci si proietta verso l’informale tanto da rendere difficoltosa la capacità di distinguere nettamente ciascuna componente del dipinto. Nello steso tempo proprio da questa fusione si crea un ritmo musicale che conferisce movimento alla sua pittura.

A questo proposito vale la pena citare l’opera Metamorfosi dove cinque figure di profilo corrono l’una dietro l’altra, una linea continua e ondulata le unisce tutte, dalle gambe al busto, alle braccia. La prima figura apre e l’ultima chiude il movimento. Sembra una danza perpetua, come se le figure uscissero dal dipinto e vi rientrassero dall’altra parte in un movimento circolare eterno.

Il movimento perpetuo, cioè fermare un’azione come in uno scatto fotografico, un istante che lascia intuire il movimento che ha preceduto e quello che seguirà, impiegato già dagli antichi greci nella pittura e nella scultura, si manifesta in diversi dipinti presenti in mostra, un esempio è riscontrabile nell’opera Nudità dove una schiera di figure femminili si palesano sulla tela frontali ed in punta di un solo piede. Sembra un’apparizione improvvisa, il movimento descrive un balzo in avanti, ma fa presupporre anche un balzo all’indietro ed un conseguente ringhiottimento delle figure dietro le quinte della tela.

L’opera di Fernando ha inizio dall’amore rappresentato da un uomo ed una donna che si fondono in un’unica immagine, un unico corpo con una sola testa, un solo busto, due braccia e due gambe (il bacio). La figura costituisce il mitico androgino primordiale, l’essere perfettamente compiuto e bastante a se stesso. Da questa fusione di due corpi parte ed ha inizio la genesi dell’umanità. La protagonista è la donna da lei si è scisso l’uomo e da lei nasce il figlio (Genesi). La gestazione è celebrata attraverso un preludio al parto (La gestante) e la nascita (Maternità).

L’umanità da sempre persegue due strade: quella del bene e quella del male. Di Nucci smaschera l’uomo ricorrendo a diversi comportamenti dello stesso: il peccato ad esempio qui rappresentato dalla lussuria (Il peccato), ed il pudore (Il pudore) qui raffigurato da una donna nuda che si copre con le mani il sesso tenendo il volto piegato ed abbassato in segno di vergogna e ritegno, questa immagine ci ricorda certamente le Veneri Pudiche dell’Ellenismo.

Del male si parla in diversi quadri, o trattando il tema della guerra (Guerra) attraverso l’utilizzo di una predominante cromatica rossa come il sangue, o sviluppando il tema della pena capitale (La danza del mostro) cogliendo il momento cruciale della scossa elettrica che fa vibrare il condannato, o ancora occupandosi dei mali che affliggono l’uomo da dentro (Stati d’animo).

Al tema del male si contrappongono quadri come Speranza, dove l’artista ad un dipinto quasi completamente informale affida un messaggio ottimista per il futuro, l’immagine femminile seduta in trono rappresenta una delle tre Virtù Teologali (Fede, Speranza, Carità), la speranza di un futuro migliore viene ribadita nel quadro Utopia dove diverse figure nude movendosi in cerchio si stringono amichevolmente la mano in segno di pace e fratellanza.

Sempre duale è l’anima raffigurata dall’artista. Di Nucci spoglia se stesso, si mette a nudo (Nudo), leva la maschera del pudore e si manifesta al pubblico in maniera palese, compiendo questa azione rivela anche il suo stato d’animo, nell’opera omonima una stanza per metà blu cobalto e per metà bianca riflette ciò che accade dentro l’anima di quella figura grigio scuro con gli occhi impallati che si trova al centro della tela e che rappresenta l’artista. La figura decritta con una linea morbida è appoggiata e completamente aderente al muro, la sua anima dunque è per metà in luce e per metà in ombra, è fredda come quella parete.

Altro ricorrente tema trattato dal pittore è quello della perversione e trasgressione sessuale. L’artista lo fa omaggiando grandi fotografi contemporanei, immortalando con pennello e colori scatti dei maestri fatti a donne e uomini nudi in atteggiamenti erotici, trasgressivi o anche solo allusivi.

Frutto invece della fantasia sono le visioni che escono dal sonno tranquillo dell’artista, appena accennato nell’angolo in basso a destra dell’opera Visioni, dove si impongono protagoniste del quadro alcune figure femminili nude e sedute una accanto all’altra come in un bagno turco alla Ingres. Queste immagini rappresentano dei “mostri erotici“ che ricordano vagamente gli incubi di Fussley.

Il quadro più forte dell’intera mostra è Volti, vi sono raffigurati sei busti maschili pesantemente marcati di nero nei contorni. E’ un autoritratto moltiplicato per sei come nel polittico La vetrina dell’anima. I volti raffigurati sono delle presenze inquietanti. E’ l’unico quadro in cui i protagonisti guardano negli occhi lo spettatore. Le loro pupille non sono definite, in alcuni volti compare addirittura un solo occhio mentre l’altro investito di luce si annulla, eppure ci si sente addosso lo sguardo di quel personaggio sdoppiato, sguardo che appare implorante. Ogni sua faccia, ogni suo aspetto, ogni suo stato d’animo, sentimento o emozione ci catturano e costringono ad attenzione.

Attraverso queste tele Fernando Di Nucci ha dunque compiuto un viaggio dentro se stesso e dentro l’uomo nel suo animo a volte feroce altre volte dolce, nel suo erotismo, nel suo essere e divenire, dai primordi dell’umanità alla morte della stessa. Calata la maschera, scopre infine di essere un personaggio unico, oppure tanti personaggi insieme (concetto pirandelliano). Nella presa di coscienza di questa pluralità l’uomo si autoannulla, la speranza è quella di trovare un’identità più sana sconfiggendo il virus letale (Virus).

L’abito e le convezioni, o meglio la maschera dietro la quale l’uomo si nasconde prima o poi, con grandi sofferenze, cala e l’uomo, non solo l’artista, si mette …a nudo.

Opere

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